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KINZELMAN, DAN

STONEBREAKER

Barcode: 8015948305188 / Cat: MPR058CD / 1 CD / Label: PARCO DELLA MUSICA

Dopo aver pubblicato il disco d’esordio del suo trio Hobby Horse, la Parco della Musica Records presenta Dan Kinzelman’s Ghost, il nuovo progetto del sassofonista Dan Kinzelman. Un quartetto di musicisti che attraverso fiati e percussioni di diverso tipo recuperano musiche di varia provenienza, scarti generati nel corso degli anni e con uno sforzo creativo collettivo, attraverso una drastica de-contestualizzazione o contrapponendo elementi apparentemente del tutto privi di collegamento, vanno alla ricerca di strutture dall’aspetto instabile ed improbabile, giocattoli immaginari e impossibili e, quando accade, bellezza.
L'intertestualità e il dialogo fra opere artistiche, in qualsiasi campo è una cosa che mi affascina da tanto tempo. Forse é anche uno degli elementi che mi é sempre interessato del jazz (che nasce da una miscela di musiche apparentemente distantissime fra loro, culturalmente). Ghost è, per me, un luogo in cui esplorare questo dialogo, sia fra i musicisti che improvvisano durante il concerto, ma anche fra la nostra musica e le musiche dalle quali il nostro repertorio trae ispirazione. Un altro elemento importante per me di questo gruppo é il fatto delle percussioni: non le sappiamo suonare e le suoniamo male. Questa é una cosa che da qualche anno sto esplorando in diversi progetti, il fatto di scegliere a volte mezzi strumentali che non siamo in grado di padroneggiare. Penso che sia un modo interessante per mettersi in difficoltà, cosa che ci costringe a trovare soluzioni che magari non avremmo dovuto neanche cercare con i nostri strumenti abituali. In più, gli strumenti che non sappiamo suonare tirano fuori da noi qualcosa di bambinesco e primitivo che mi riempie di felicità. L'ultima cosa particolare di questo progetto è cercare di suonare in situazioni dove possiamo avere il pubblico intorno. Spostando il pubblico sul palco e intorno al gruppo, si confondono i ruoli. Non più protetti dalla barriera fra palco e platea, sia i musicisti che gli spettatori si sentono più partecipi, tutti perdono qualche sicurezza e si interrompe la formalità e l'abitudine della serata solita al teatro. Io credo che questo permette anche un ascolto (anche da parte dei musicisti) di un altro tipo, più aperto alle sfumature e più attento all’ evento nel insieme. L'attenzione in un certo modo viene focalizzata al centro, al gruppo, ma vedi lo spettatore che guarda dall'altra parte, che forse sta guardando anche te. Ti senti osservatore e osservato allo stesso tempo...una specie di panopticon dove tutti osservano e ascoltano tutti, con un'attenzione che raramente si può avere in un concerto 'normale'. Dan Kinzelman

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